ILVA, un convegno per la nazionalizzazione

di Andrea Martini

ilva_vogliamo_tuttoIeri, 6 aprile, si sono prodotti due fatti di cui certamente non parlerà la grande stampa nazionale ma testimoniano la crescente volontà di dare maggiore spessore alla resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori alla crisi e alle operazioni padronali che speculano su di essa. E anche la volontà di costruire convergenze e unità tra la miriade di vertenze disseminate sul territorio il cui limite principale, almeno finora, è stato proprio quello di ignorarsi l’una con l’altra.

Il primo di questi eventi è stata l’assemblea tenutasi il pomeriggio di sabato a Grottaminarda, sede dello stabilimento Irisbus che Marchionne e la Fiat hanno deciso di chiudere circa un anno fa. Lo stabilimento (unico in Italia) produceva autobus per il trasporto pubblico. Nonostante la diffusa necessità di aumentare e rinnovare il parco bus di gran parte delle città del paese, il manager italo-canadese ha pensato bene che questa fabbrica non valesse un centesimo di investimento, ha dismesso il sito e ha spostato la produzione in Francia, gettando così sul lastrico circa 700 famiglie (senza contare quelle dell’indotto) e riaffondando nel sottosviluppo una intera  zona (la Valle Ufita) della provincia di Avellino. Tutto ciò, ovviamente, dopo avere intascato ampie sovvenzioni pubbliche al momento della creazione del sito. Di questa assemblea parliamo in altra parte del nostro sito.

Poco prima dell’inizio di questa assemblea, al mattino di sabato, nella sala congressi dell’Hotel Delfino di Taranto, si è svolto un interessante e importante incontro promosso dal Forum Diritti Lavoro in collaborazione con la Rete 28 aprile nella Cgil, con l’Unione Sindacale di Base (USB) e con il Comitato No Debito dal titolo “Caso ILVA,. Vogliamo tutto: diritti, nazionalizzazione, risanamento”.

All’incontro nella affollata sala erano presenti più un centinaio di lavoratori dell’ILVA e di cittadine e cittadini di Taranto che hanno seguito e partecipato all’interessante dibattito finalizzato a discutere su come scongiurare quello che è l’obiettivo di governo e padrone: contrapporre diritto al lavoro al diritto alla salute, mettere i lavoratori contro i cittadini, i lavoratori dei diversi reparti (area a caldo, la più inquinante e messa sotto sequestro già da mesi dalla magistratura tarantina) contro quelli dell’area a freddo (ritenuta più compatibile con l’ambiente).

Infatti, il governo, con il decreto legge 207 del 2012 ha annullato le iniziative della magistratura tarantina che ha posto sotto sequestro l’intero reparto a caldo e ne ha bloccato la produzione, rompendo la cappa del sistema di potere instaurato dalla famiglia Riva nella città di Taranto dopo l’acquisizione della fabbrica un tempo a partecipazione statale. I gruppi dirigenti dei sindacati confederali hanno salutato questo decreto legge come una misura utile a garantire il posto di lavoro ai 12.000 dipendenti dell’ILVA. In realtà questo decreto, oltre ad essere una infame autorizzazione a padron Riva di continuare ad inquinare e ad uccidere chi respira le emissioni degli altiforni, è nei fatti anche una copertura alla volontà dell’impresa di proseguire a spremere ancora per qualche anno i dipendenti e l’ambiente tarantino, fino a che gli ormai obsoleti impianti dell’ILVA non saranno più utilizzabili e la fabbrica verrà comunque chiusa.

Durante il convegno, introdotto dall’avvocato Carlo Guglielmi, presidente del Forum Diritti Lavoro, i vari interventi  (tra i quali si segnalano quelli di Gaetano Bucci, docente dellUniversità di Bari, di Claudio Argentini, ricercatore dell’Istituto superiore di Sanità, di Mario Agostinelli, ex segretario generale della Cgil lombarda e oggi portavoce dell’associazione “Energiafelice”, di Sergio Bellavita, della Rete 28 aprile, di Fabrizio Tomaselli, dell’USB nazionale, di Francesco Rizzo, coordinatore dell’USB dell’ILVSA) hanno illustrato il carattere anticostituzionale del decreto stesso, oltre a fornire indicazioni sulle soluzioni che potrebbero rendere possibile la conciliazione tra diritto al lavoro e ambiente.

Per tutti gli intervenuti la nazionalizzazione dell’impianto e di tutta la holding oggi proprietà di Riva costituisce la premessa necessaria per qualunque soluzione che salvaguardi insieme lavoro e ambiente.

Peraltro i Riva, debitori per miliardi e miliardi verso la società tarantina e nazionale per i danni causati all’ambiente e alle persone, non dovrebbero poter accampare neanche un presunto diritto ad un indennizzo a fronte dell’esproprio dell’azienda.

Il convegno (che ha visto anche la presenza del fratello di Francesco Zaccaria, il giovane operaio ILVA morto nella cabina della gru quando la fabbrica nel novembre scorso è stata investita da una tromba d’aria) è stato concluso da Franco Russo, a nome degli organizzatori.

Andrea Martini

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