Perché Sinistra Critica non ha firmato la “dichiarazione comune”

Dario Dinepi, Daniele D’Ambra, Tatiana Montella, Piero Maestri

Sul sito di Sinistra Critica è stato pubblicato un intervento di Franco Turigliatto che spiega le ragioni della sua partecipazione alla “dichiarazione comune” per la nascita di un movimento politico anticapitalista e libertario.
Una dichiarazione che è stata firmata da molte/i dirigenti di Sinistra Critica, in continuità con la posizione da loro assunta in sede congressuale – come ricorda lo stesso Franco Turigliatto nel suo intervento quando richiama un emendamento presentato in quella sede che affermava la necessità di costruzione di un “fronte unitario di classe, (ponendo) un’attenzione particolare … nell’aggregazione delle soggettività politiche e sociali più esplicitamente e dichiaratamente anticapitaliste, al fine di (dare vita a) un polo anticapitalista… una proposta concreta da avanzare a interlocutori concreti in occasioni concrete”,

Questo stesso emendamento spiega perché quella dichiarazione non riporta le firme di compagne/i che hanno sostenuto al congresso il documento della maggioranza del Coordinamento Nazionale precedente. Come abbiamo sostenuto nel nostro intervento “per un nuovo progetto politico, anticapitalista” (http://sinistracritica.org/2013/03/14/per-un-nuovo-progetto-politico-anticapitalista/), la proposta che avevamo avanzato in sede congressuale indicava a Sinistra Critica un percorso differente da quello della “riaggregazione delle soggettività politiche” esistenti, perché riteniamo questo un terreno che non produrrà molto di più di quanto già visto in passato e che oggi non è adeguato al fallimento delle sinistra radicali e anticapitaliste.

Naturalmente comprendiamo la scelta delle/dei compagne/i che hanno scelto questa strada – ripetiamo, in coerenza con la loro battaglia congressuale.
Ci sembra invece un forzatura l’affermazione di Franco Turigliatto secondo il quale “Naturalmente, va da sé, l’attività di Sinistra Critica continuerà ad essere ben presente; la considero anzi essenziale per il positivo sviluppo di questa coalizione anticapitalista. Il movimento da costruire è infatti un movimento plurale, ad adesione individuale, ma che non vuole (né potrebbe) negare il diritto all’esistenza e all’azione delle realtà organizzate che vorranno cooperare a costruire questo progetto”.
E da quando parla a nome di Sinistra Critica? Certo che non può scegliere di ridurre SC a qual progetto – visto che la proposta da lui sostenuta al congresso ha ricevuto meno della metà dei voti espressi nei congressi locali (come certificato all’unanimità dalla Commissione verifica poteri). Sinistra Critica non sottoscrive quella dichiarazione non solamente perché è fatta di adesioni individuali, ma perché non è mai stata verificata una maggioranza favorevole a quel percorso, anzi.

Oggi è in corso una discussione difficile dentro Sinistra Critica, una discussione che vuole essere tranquilla e profonda, sulle soluzioni che permettano il pieno sviluppo dei due progetti usciti dal Congresso. Non aiuta in questo senso la pretesa di alcune/i compagne/i di rappresentare la “vera Sinistra Critica”, ovviamente contrapposta a coloro che vogliono “far morire SC”. Forse meglio aspettare che la discussione vada fino in fondo prima di mettere le/i compagne/i di fronte a fatti compiuti.

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