corrispondente da Torino
A dieci giorni dalla riuscita manifestazione provinciale dei metalmeccanici torinesi, quasi 20.000 lavoratrici e lavoratori del Piemonte sono tornati ad attraversare le strade della città con un corteo molto combattivo e colorato.
Le lavoratrici e i lavoratori coinvolte/i erano quelle/i del comparto Sanità e più e dei trasporti, ma ad essi si sono unite delegazioni anche della scuola e degli enti locali (convocate in assemblea non essendo stato dichiarato lo sciopero) e dei metalmeccanici. Il corteo convocato da CGIL CISL e Uil, ha visto un grande impegno dei tre apparati sindacali che hanno organizzato 160 pulman da tutto il Piemonte e realizzato un grande sforzo per garantire forti presenze dai diversi luoghi di lavoro e naturalmente per tenere il tutto sotto il loro controllo. In questo quadro si colloca anche la grande presenza dei pensionati e le operazione per diluire o dividere i settori più combattivi e su cui hanno minore controllo. Sciopero e manifestazione erano indetti per contrastare la politica della giunta regionale di destra, guidata dal leghista Cota e respingere i violenti tagli nel settore sanitario che colpiscono non solo il capoluogo, ma anche numerosi presidi sanitari della provincia, tra cui Asti, e nel trasporto pubblico locale; queste politiche di austerità, ogni giorno che passa producono una situazione sempre più insostenibile per lavoratori ed utenti.
Per quanto riguarda la sanità la giunta regionale sta per svendere una parte cospicua del patrimonio edilizio, per cui i presidi sanitari che oggi lo usano, dovranno poi affittarlo dai privati che se ne impadroniranno. Un vero scandalo che non risolve il deficit del bilancio regionale, se mai lo aggrava, e che serve solo ad aprire ulteriormente le porte alla sanità privata.
Nello stesso tempo però la manifestazione coinvolgeva più complessivamente altri elementi del welfare, a partire dall’assistenza.
Proprio per questo la Cub, ben presente in sanità e assistenza, insieme ai Cobas ha dichiarato, a suo volta lo sciopero, e, insieme a vari comitati e alcune forze politiche, segnatamente Sinistra Critica, ha dato come obbiettivo della giornata di mobilitazione non solo la lotta contro la politica della Regione guidata da Cota, ma anche contro le politiche dei tagli al welfare operate dalla giunta di centro sinistra di Fassino di Torino. Questa parte del corteo, certo non comparabile alla dimensione del resto della manifestazione, ma dove erano presenti forti delegazioni da ospedali e altri luogo di lavoro, ha costituito una delle migliori uscite del sindacalismo di base sulla piazza torinese, prolungando il percorso della manifestazione prima sotto le finestre di Fassino, poi sotto quelle di Cota e infine sotto quelle dei banchieri della Banca Intesa Sanpaolo.
Al di là del forte impegno degli apparati burocratici la giornata ha avuto successo perché la risposta di ampi strati di lavoratori, a partire dalla sanità e dell’assistenza è stata decisamente forte e combattiva con buone percentuali di scioperi in molte situazioni (il trasporto locale a Torino è stato paralizzato ed ha funzionato solo nelle ore garantite) , dimostrando che esiste ancora la disponibilità di questo settore della classe lavoratrice a scendere in piazza ed essere protagonista.
C’è da chiedersi che cosa si sarebbe potuto realizzare se fosse stato dichiarato un reale sciopero generale regionale. Vedremo se i dirigenti sindacali che, avevano bisogno, come ha scritto un compagno, “di una iniziativa che esprimesse e desse sfogo in funzione anti Cota al disagio sociale”, riusciranno a mantenere la risposta nell’ambito del loro progetto politico.
Ma un segnale positivo che qualcosa si sta muovendo c’è stato e l’obbiettivo resta più che mai quello di costruire una mobilitazione ampia, superando i condizionamenti burocratici, contro le politiche dell’austerità e tutti quelli che le gestiscono.
corrispondente da Torino